Come suggerisce la parola stessa, la cittadinanza italiana per discendenza si basa su un vincolo familiare che lega tutti i membri della stirpe; si fonda sul principio dello iure sanguinis (diritto di sangue) per cui ogni figlio nato da genitori italiani può a sua volta essere riconosciuto come cittadino italiano.
Tuttavia, storicamente e culturalmente, questo non era possibile se il genitore italiano era una donna; infatti, i figli di una donna italiana nati prima del 1948 non potevano essere riconosciuti come cittadini italiani. È con l’entrata in vigore della Costituzione italiana nel 1948 che i principi di equità di genere si sono concretizzati e da quella data in poi le donne hanno potuto trasmettere la cittadinanza anche ai loro figli.
Questo vale anche per chi è nato prima dell’entrata in vigore della Costituzione?
Nessuna macchina del tempo è stata considerata all’epoca; la Costituzione non è retroattiva, quindi per chi è nato prima del 1948 da madre italiana c’è una strada alternativa. Con la sentenza della Corte di Cassazione che ha dichiarato incostituzionale la discriminazione tra uomo e donna, chi è interessato al riconoscimento della cittadinanza italiana può solo intentare una causa presso il Tribunale civile in Italia contro il Ministero dell’Interno.
Perché non posso presentare la domanda al Consolato italiano?
La pronuncia della Corte di Cassazione non ha valore di legge, quindi per far sì che i Consolati italiani accettino questo tipo di richieste è necessaria una nuova legge.
Devo essere fisicamente presente all’udienza in Tribunale?
È possibile presentare l’azione giudiziaria da qualsiasi luogo e non è necessario essere fisicamente presenti in Tribunale; i nostri avvocati vi rappresenteranno davanti al giudice e si occuperanno di tutte le questioni burocratiche.
Autori: Giuditta De Ricco, Greis Muca e Daniele Sergio Ranno
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